La natura dell’ osteria jazz club “Quattroventi” risulta
evidente appena si varca l’ingresso.
Dallo stile rustico, con colori caldi, traspare la sua essenza di
cultura rurale . L'idea della creazione
di questo locale scaturisce dalla volontà di far conoscere a tutti la
nostra cultura contadina, attraverso l’interpretazione delle tradizioni
culinarie del territorio, alle quali si
accompagna l’offerta di spettacoli, con artisti
locali e non, che spaziano nella
complessa realtà culturale della vita contemporanea. E' nata così l’ osteria
jazz club “Quattroventi”, locale che vuole diventare il luogo d'incontro tra
artisti e chiunque sia interessato ad approfondire e conoscere questo mondo. Quest’anno
la nuova rassegna propone :
MIMMO CAVALLO – L I V E Unplugged
-
presentazione
del cd “Quando saremo fratelli uniti” di Mimmo Cavallo e letture a cura di Leo
Tenneriello di alcune pagine del libro “Terroni” di Pino Aprile a cui il cd è
ispirato.
Mimmo
Cavallo è un grande cantautore con un passato di importanti successi personali
(Siamo Meridionali, Uh Mammà, Stancami stancami musica, ecc.) e autore per
Zucchero (la hit di questa estate “Vedo Nero”), Mia Martini, Gianni Morandi,
Fiorella Mannoia, Loredana Bertè, Ornella Vanoni e tanti altri. Oggi sta
vivendo uno splendido presente fatto di canzoni importanti e di denuncia legate
all'opera di Pino Aprile “Terroni”.
Leo
Tenneriello, coautore di due dei brani dell'ultimo cd di Cavallo nonchè di
quattro precedenti lavori discografici, leggerà alcuni passi del best sellers
di Pino Aprile.
Insieme,
per dare valore alla storia del mezzogiorno, ripercorreranno le vicende
dell'unità d'Italia (dell’occupazione del sud) vista dalla parte dei meridionali
in "musica e parole" con l’intento dichiarato di Cavallo di “togliere
il burka alla retorica del Risorgimento assunta come un precipitato di pillole:
è una fede che non risponde alle domande, ma le evita, glorificando i patrioti
come apostoli. C'è il rischio che in questo periodo in cui si fa il lifting ai
personaggi più discutibili della nostra storia si faccia il lifting anche alle
idee. Non ci vogliamo contrapporre a nessuno, ma solo tirare acqua pulita dal
pozzo della memoria”.
Domenica 26 Febbraio SocItalia La storia d'Italia soffocata
in 5 fasi
Reading di
teatro d’informazione
di e con
Giulio Bufo
C'è un
filo storico che collega l'incontro di Teano (26 Ottobre 1860) e la fine del
fermento del movimento dei movimenti (2002)? C'è un filo storico che collega il
biennio rosso (1919-1920) e la costituzione "carta straccia"? C’è un
filo storico che unisce il fallimento del CLN e la morte di Pasolini? C’è un
filo storico che unisce Portella delle Ginestre all’omicidio Impastato? Questo
è quello che cerco di spiegare in questa breve performance-reading, aiutato da
testi di autori come Pasolini, Gaber, Del Re e brani musicali storici utili a
sottolineare le 5 fasi (Teano, Biennio Rosso, CLN, 68-77, movimento dei
movimenti) in cui ho divisa la storia d’Italia. In circa tre quarti d'ora si
sviscera la storia nascosta di un unità d'Italia forzata, quella storia che
spesso oltre i libri di scuola, bisogna leggere tra le righe.
Per tale
reading sarebbe interessante che gli organizzatori invitino uno storico del
novecento al fine di poter sviluppare una discussione con il pubblico nel post
spettacolo.
Il reading
attualmente sta girando la Puglia ed ha già avuto 20 date da San Giovanni
Rotondo (Foggia) a Tricase (Lecce).

ANNA KORBINSKA sax alto e voce (Parigi)
LARRY FRANCO pianoforte e voce
ANTONELLA MAZZA contrabbasso e voce (Parigi)
ENZO LANZO batteria e voce
Questo nuovo e inedito quartetto messo insieme da Larry Franco, che sarà ospite del prossimo Fesival Jazz di Ascona in Svizzera a giugno prossimo come uno degli eventi più importanti, propone classici Internazionali e brani Italiani di jazz classico, mainstream e tradizionale rivisitati in chiave jazz e presentati in una veste nuova ed accattivante, impreziosita dalla presenza delle due straordinarie e bravissime "Jazz Ladies" da Parigi insieme a Larry Franco ed Enzo Lanzo.
Venerdì 9 Marzo “Solo..ma non solo” Goran Kuzminac Live
.jpg)
Domenica 18 Marzo Uno spettacolo teatrale di origini
Irpine.
(vincitore
del bando nazionale Holden promosso dalla scuola Holden di Barricco: Home
festival Bisaccia)
di Ermanno
e Gaetano Battista
Adattamento
e regia Marco Luciano
Con
Gaetano Battista
… “Cammino fra queste strade. Saluto i conoscenti,
i vecchi amici. Osservo queste vecchie case. Questa. La mia. Dopo tre lunghi
anni! Tornare qui mi riporta indietro nel tempo. Cammino, immerso nei miei
pensieri, un piccolo bambino che qui giocava con gli amici del paese, che qui
commetteva le sue “cattiverie”. Tornare dietro nel tempo. Quanti ricordi sono
legati a questo posto, ad ogni singola pietra che c’è su questa strada! E
nessuno potrà mai cancellarli…”Candido Scoppettuolo. Una riflessione, un
lapsus, un’idea. Un lampo e uno spaccato di vita muta , taciuta,… lo sforzo di
una vita “normale”. Un tunnel che si mangia la coda, una storia raccontata
ciclicamente quasi fosse un quotidiano rito domestico… il ricordo di una vita
.Candido, muratore, 29 anni. Del sud.
Irpino.Scomparso in circostanze sconosciute.
Domenica 1 Aprile LA STAGIONE
DEI FINOCCHI
soggetto e
sceneggiatura : ALESSANDRO ZIZZO
regia: ALESSANDRO
ZIZZO
durata: 23
min. anno di produzione : 2011 ( cortometraggio ancora inedito )
produzione:
Laboratorio Urbano " In punta di piedi" e "southclan
arts"
attori
principali : Giorgio Consoli, Anna Ferruzzo, Tommy Lacalamita, Alice Bachi.
direttore
della fotografia: Emanuele Rametta
aiuto
regia: Irene Campana e Fabrizio Manigrasso
musiche
originali: Leitmotiv e Cosimo Romano
Omar Zullo
(Giorgio Consoli), precario con in tasca una laurea in filosofia con 110 e
lode, viene spinto da sua madre (Anna Ferruzzo) a partecipare a un
casting per un noto reality televisivo: "La casa". In una sala
d'attesa, mentre attende il suo turno per fare il provino, Omar si troverà di
fronte dei personaggi bizzarri, dei veri e propri "animali sociali",
disposti a fare qualsiasi cosa pur di diventare dei "personaggi
televisivi." Tra tutti spiccherà Mario Panico, al suo decimo anno di
provino.Il titolo "La stagione dei finocchi" prende spunto
dall'espressione "lasciarsi infinocchiare". Espressione che
prende origine dall'abitudine che avevano i cantinieri di offrire spicchi
di finocchio orticolo a chi si presentava per acquistare il vino custodito
nelle botti. Il grumo contiene infatti sostanze aromatiche che rendono gustoso
anche un vino di qualità scadente. Così come i clienti si lasciavano
infinocchiare dai cantinieri che vendevano loro un vino scadente, allo stesso
modo le gente oggigiorno si lascia infinocchiare da prodotti televisivi
decisamente scadenti
Venerdì 13 Aprile LEOTENNERIELLO

Domenica 22 Aprile Mitakuye oyasin (Siamo tutti fratelli)
Omaggio ai
cari fratelli pellerossa
Con i
murattori di Positano
Una porta
si apre . Appare un raggio di luce. Quel raggio ti comunica una via, un nuovo sentiero
da percorrere. Dentro c’è un risveglio, una curiosità di conoscere quella
civiltà che ha lasciato un segno nella storia , ti specchi e ti ci ritrovi in
molte cose. Nel pensiero, nell’anima, nello stile di vivere , di vedere le
cose. Capisci che quella civiltà ti appartiene. Quello che stiamo tentando di
fare è proprio questo condividere il pensiero dei nostri cari fratelli
pellerossa :” Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà:
il nostro Dio è lo stesso Dio.” Condividere
pensieri che i nostri cari fratelli pellerossa ci hanno lasciati, col
sacrificio , con l’ingiustizia subita. Una civiltà basata sull’amore, sul
rispetto seminato e sull’ uguaglianza.
Questo tenteremo di spiegare . Questo è quello che sentiamo di fare, sarà anche per una scelta spirituale o di scoperta
di nuova identità in cui ne sentiamo il bisogno e la necessità di raccontare
chi erano veramente i nostri cari fratelli pellerossa. Qual è la prima frase che accosterei a questo
grande popolo? “Perle di saggezza”. Quale citazione mi verrebbe di fare a loro? "La mia mano non è del colore
della tua, ma se mi pungo uscirà sangue e sentirò dolore.Il sangue è dello
stesso colore del tuo, Dio mi ha fatto e sono un uomo".
Venerdì 11 Maggio
Mino De Santis,
l'ultimo lavoro si intitola "Scarcagnizzu"
Il successo meritato della pizzica che
viene considerata ormai la colonna sonora di tutte le cartoline del Salento e
viene conosciuta e ballata dappertutto, ha messo un po’ in ombra la produzione
della canzone popolare dialettale leccese e salentina. Negli ultimi tempi,
però, prima sommessamente, poi accompagnata da un consenso sempre crescente è
venuta fuori la voce e la produzione di Mino De Santis, di Tuglie.Il successo
del suo “Scarcagnizzu” oltre ad essere una testimonianza della qualità di un
approccio singolare al dialetto, si pone come un punto fermo nel percorso della
canzone popolare salentina. D’ora in avanti chi si accingerà a scriverne la
storia dovrà fare i conti con lui e con la sua produzione.E non è questione
di una voce che al primo impatto ti costringe a “sentire” non solo con le
orecchie, è quella fusione inscindibile e necessaria tra musica e testo che si
scambiano dignità non prevalendo l’una sull’altro. Se poi uno coglie le
contaminazioni musicali con De Andrè, Paolo Conte e Capossela,
intervengono subito i temi dei testi a richiamare l’attenzione e a far drizzare
le antenne. Nei suoi testi il dialetto acquista tutta la forza
descrittiva a volte di situazioni e realtà passate, ma che sono metafore del
presente.Non c’è nostalgia, né rimpianto del passato e delle sue tradizioni. La
denuncia, che non è un tema molto frequentato dalla canzone salentina, si
carica in lui di ironia che è tanto più feroce quanto più viene espressa con
leggerezza. Ma appunto per questo colpisce di più.Nel suo canto anche alcuni
toni duri della lingua diventano dolci e il dialetto, che non è
quello di un singolo paese ma è quello generalmente salentino, si apre
facilmente il varco alla comprensione anche di chi non è di queste parti.
D’altronde non ascoltiamo con piacere il genovese di De Andrè? Va ascritto
anche un altro merito alle canzoni di De Santis: il superamento di quello che è
ormai un luogo comune cioè che la canzone dialettale sia espressione
delle classi subalterne. È stato in passato così, ma adesso non più, lo era
soprattutto per tutta quella produzione spontanea che nasceva e si rinnovava a
seconda delle occasioni: nascite, innamoramenti, morti, ecc.La musica popolare
in vernacolo, infatti, e non solo quella salentina è legata alle culture
regionali e sub regionali, espressione di quella società agricola che allo
stato “originale” in realtà è rimasta soltanto in pochissimi casi. Il processo
di industrializzazione da una parte e dall’altra una non accettazione e difesa
delle proprie origini hanno tenuto ai margini tutta una produzione musicale
spontanea. Per fortuna le tracce non si sono perse e negli ultimi decenni
il recupero delle tradizioni popolari, tra cui quella musicale occupa un posto
importante, ha permesso di definire un quadro completo dei generi.È una
produzione variegata che comprende ninne nanne e canti funebri, serenate e
mattinate, storie e leggende in musica mille volte rinnovate dalla fantasia e
dalla sapienza di chi le cantava. Una caratteristica infatti di questa
produzione è l’improvvisazione per cui i testi sono soggetti ad un continuo e
diversificato ri-uso. Di alcuni canti, per esempio, rimane solo l’idea
originale, il nucleo che viene poi ripreso e adattato alle circostanze e ai
tempi diversi. Si tratta di una produzione tramandata oralmente di cui non si
conoscono gli autori perché il ruolo più importante era di chi cantava e
adattava i testi.Accanto alla tradizione più schiettamente popolare c’è
la canzone d’autore leccese la cui nascita ha una data, il 1921, un cantante,
Tito Schipa, una canzone “Quandu te llai la facce la matina” che insieme
a “Arcu te Pratu” è diventata l’inno della cosiddetta leccesità. Ma non si può
dire che la canzone portata in tutto il mondo da Schipa abbia origine salentine
perché si sa con certezza che non c’è regione italiana in cui una Nina, Ninetta
o Rosa o Maria non venga invitata a non buttare l’acqua con cui si lava al
mattino.Ora c’è”Salentu”di De Santis, una nuova “cartolina”. C’è sempre il
sole, il mare, il vento, ma c’è altro, tanto altro.
Domenica 20 Maggio Un
attore contro: Gian Maria Volontè di Ferruccio Marotti
Il film ricostruisce il fascino di un attore e di un uomo che ha influenzato profondamente la sua generazione.Come ebbero a dire Orson Welles e Ingmar Bergman, uno dei maggiori attori del mondo. Gian Maria Volonté resta il simbolo di una stagione felice del nostro cinema, quella che ha legato l’arte all’impegno. Scontroso, lontano dal mondo dello show business, Volonté è stato un artista del tutto particolare, profondamente calato nel ruolo dei personaggi, nel bene e nel male, e convinto che praticare l’arte e trasformare il mondo siano cose collegate.
Dagli spaghetti-western di Sergio Leone al grande cinema sociale con Elio Preti e Francesco Rosi (Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, La classe operaia va in paradiso, Il caso Mattei) fino all’immedesimazione scenica con Aldo Moro e con gli eroi di Leonardo Sciascia (A ciascuno il suo, Todo modo): un attore che ha raccontato la rabbia e il dramma di un’Italia in trasformazione in cui tanti spettatori si sono identificati.E’ un film di Ferruccio Marotti di 111 minuti e presenta, oltre a spezzoni tratti dal cinema di Volonté, le testimonianze di registi, sceneggiatori, direttori della fotografia, produttori e amici che ricostruiscono il fascino di un attore e di un uomo che ha influenzato profondamente la sua generazione. Un genio che si rivela anche nelle rare interviste concesse alla televisione.
Il film ricostruisce il fascino di un attore e di un uomo che ha influenzato profondamente la sua generazione.Come ebbero a dire Orson Welles e Ingmar Bergman, uno dei maggiori attori del mondo. Gian Maria Volonté resta il simbolo di una stagione felice del nostro cinema, quella che ha legato l’arte all’impegno. Scontroso, lontano dal mondo dello show business, Volonté è stato un artista del tutto particolare, profondamente calato nel ruolo dei personaggi, nel bene e nel male, e convinto che praticare l’arte e trasformare il mondo siano cose collegate.
Dagli spaghetti-western di Sergio Leone al grande cinema sociale con Elio Preti e Francesco Rosi (Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, La classe operaia va in paradiso, Il caso Mattei) fino all’immedesimazione scenica con Aldo Moro e con gli eroi di Leonardo Sciascia (A ciascuno il suo, Todo modo): un attore che ha raccontato la rabbia e il dramma di un’Italia in trasformazione in cui tanti spettatori si sono identificati.E’ un film di Ferruccio Marotti di 111 minuti e presenta, oltre a spezzoni tratti dal cinema di Volonté, le testimonianze di registi, sceneggiatori, direttori della fotografia, produttori e amici che ricostruiscono il fascino di un attore e di un uomo che ha influenzato profondamente la sua generazione. Un genio che si rivela anche nelle rare interviste concesse alla televisione.
A questo progetto artistico, si affiancano le normali attività
che si svolgono, in genere, nei locali, tra le quali la possibilità di organizzare feste a tema
e feste private. Tutto questo, unito
alle peculiarità di questo straordinario locale, rende evidente la sua
originalità che lo rende speciale e prezioso, un luogo dove il piacere di una
serata in compagnia può coesistere con la sensibilizzazione al mondo dell'arte.